Per la sopravvivenza degli impianti sono stati ampiamente presi in considerazione fattori che vanno dalla tecnica chirurgica, al biotipo dell’ospite, alla macro e micro geometria dell’impianto ma, non sempre, viene trattato con la stessa attenzione ciò che va sopra all’impianto e che, invece, può essere determinante nel successo terapeutico che sappiamo non essere legato alla sola durata dell’impianto stesso. Fattori come la tipologia di connessione, se di un certo tipo, può annullare i micromovimenti e l’infiltrato batterico che si possono creare tra abutment ed impianto nelle connessioni avvitate. Ciò determina la possibilità di posizionare la fixture sotto cresta ossea, che a sua volta definisce lo spostamento del punto di applicazione delle forze di carico evitando riassorbimenti circonferenziali al piatto implantare. Inoltre la sovra struttura deve assicurare una ampiezza biologica sia verticale che orizzontale adeguate per la formazione di un sigillo epitelio-connettivale, assicurandone l’integrità spesso violata dai ripetuti avvitamenti-svitamenti dei vari tappi di guarigione, transfert, viti di connessione. Anche la forma del moncone con relativa tipologia di preparazione (orizzontale o verticale) condizionano l’anatomia del manufatto protesico che, combinato con altri fattori, può essere determinante rispetto ad eventuali recessioni gengivali.
Nella relazione, gli Autori mostreranno da un punto di vista ingegneristico, odontotecnico e clinico i favorevoli aspetti di una innovativa metodica concepita per risolvere le sopra citate problematiche, assicurando condizioni favorevoli alla salute del parodonto perimplantare, condizionandone in modo estetico e funzionale la formazione e consentendo una ottimale modellazione della protesi la quale si avvale di un sistema di sostegno che permette di gestire facilmente eventuali disparallelismi, di evitare l’uso di cementi di fissazione ed è adattabile alle diverse situazioni cliniche.