L’imaging tridimensionale ha aperto un mondo nuovo alla diagnosi radiografica preoperatoria, soprattutto con l’avvento della tecnologia a fascio conico (Cone Beam, CB), ma la radiografia panoramica (OPT) ha ancora un ruolo importante come esame di primo livello e rimane l’esame di elezione per la maggior parte dei casi chirurgici, specie in età evolutiva, quando le maggiori dosi necessarie per esami tridimensionali comportano rischi significativi.
In chirurgia estrattiva, l’OPT fornisce spesso tutte le informazioni essenziali per pianificare un intervento e per valutare i rischi operatori, ma solo la CB chiarisce i rapporti fra le strutture anatomiche in senso vestibolo-linguale o vestibolo-palatino, permette di controllare che sia rimasto almeno un sottile strato di corticale linguale in caso di lesioni cistiche; oppure, nelle lesioni del mascellare superiore, la CB ci dice se le cavità nasali e/o paranasali si affacciano nella lesione o sono ancora separate. In questi casi, l’esame tridimensionale permette di pianificare correttamente l’approccio chirurgico.
Molto delicata è la scelta degli esami radiografici preoperatori in età evolutiva dove la radiosensibilità dei tessuti è maggiore, ma le difficoltà diagnostiche e i rischi operatori possono essere notevoli. Questa materia è disciplinata da specifiche linee guida del nostro ministero della salute.
Il chirurgo deve conoscere le trappole che la radiologia tende al novizio e poi deve essere pronto ad adattare il proprio programma alle sorprese intraoperatorie e alle informazioni decisive che gli arrivano dalla vista e dal tatto durante l’intervento. È spesso sorprendente la differenza fra le aspettative create dallo studio delle radiografie e il confronto diretto con il campo operatorio.