Gli odontoiatri sono attratti dalle convenzioni. Ci si convenziona per far conoscere lo studio, per saturare l’agenda, per potenziare il passaparola.
Che domande si deve porre l’odontoiatra prima di convenzionarsi? La convenzione è etica? L’ente convenzionatore ha degli intenti comuni a quelli dell’odontoiatra? Il paziente è libero di scegliere il curante? La convenzione impone un tariffario? Il rapporto convenzione studio o convenzione paziente è bilanciato? Siamo in grado di misurare tutti gli aspetti di questo rapporto? Avere uno strumento di misura è indispensabile per capire se convenzionarsi è vantaggioso, non dobbiamo fidarci dell’opinione dei colleghi sia perché non hanno, a loro volta, adeguati strumenti di misura sia perché ogni studio ha visione e costi diversi.
Gli enti convenzionatori sfruttano la scarsa propensione degli odontoiatri all’informatizzazione.
Per poter valutare la convenienza di un accordo commerciale è necessario sapere quante ore dedichiamo allo stesso rispetto al totale e sapere quante sono le spese fisse e variabili per conoscere il vero costo orario.
Non è assolutamente trascurabile il forte impatto burocratico derivante dall’espletamento delle relative pratiche; in uno studio di medie dimensioni è necessaria la presenza di una segretaria. Senza strumenti di misura l’eventuale perdita generata dalla convenzione passa inosservata, mascherata dagli utili complessivi dello studio.